La nostra posizione sulla questione orsi

Riceviamo e diffondiamo da ENPA nazionale un aggiornamento sulla nostra posizione e sulle nostre iniziative in merito alla delicata questione orsi.

Da sempre Enpa si spende affinché le amministrazioni prendano provvedimenti seri e responsabili e seguano le indicazioni degli esperti nella gestione degli animali selvatici e in particolare degli orsi.

Abbiamo partecipato stamattina al tavolo tecnico presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica a cui hanno preso parte Annamaria Procacci e Giusy D’Angelo, che ringrazio davvero molto per la gestione di questa situazione non facile.

Abbiamo ribadito la nostra ferma opposizione all’uccisione e al trasferimento degli orsi come anche all’ipotesi concreta di una maggiore apertura alla caccia di orsi e lupi. E’ di stamattina la presentazione di un disegno di legge della Provincia Autonoma di Trento nel merito.

Abbiamo presentato in sede ministeriale la nostra articolata proposta per salvare gli orsi oggi, per salvaguardare la fauna selvatica e finalmente pianificare una convivenza in sicurezza con questi animali per il futuro.

Ecco la sintesi della nostra proposta in 7 punti:

  1. CORRIDOI FAUNISTICI. Creare corridoi faunistici o ecologici per consentire agli orsi di raggiungere altri territori permettendone così la dispersione, che era il presupposto del progetto Life Ursus. Avevamo proposto la misura nella legge di bilancio 2022 con lo stanziamento di 12 milioni di euro in tre anni ma il Governo non la accolse.
  2. DISPERSIONE DELLE FEMMINE. Occorre, scientificamente parlando, comprendere le ragioni della estrema stanzialità delle femmine di orso che, come JJ4 nel corso degli anni, non si sono sostanzialmente mai mosse dal luogo di nascita. Si potrebbe sperimentare – benché già accuratamente studiato – l’uso di feromoni. La dispersione delle femmine, e di conseguenza dei maschi, consentirebbe di ridurre la concentrazione degli animali sul territorio facilitando l’accettazione sociale.
  3. CONTROLLO DELLE NASCITE. Studiare l’applicazione di tecniche di controllo della riproduzione come quelle che vengono già usate per altri mammiferi selvatici. La vasectomia potrebbe essere praticata sugli orsi più grandi, con interventi chirurgici che non ledono la salute degli animali. Praticata ovviamente da personale medico veterinario esperto, può ridurre in tempi abbastanza rapidi la crescita della popolazione ursina.
  4. IDENTIFICAZIONE DEGLI ORSI. Occorre arrivare ad una piena attualizzazione della banca dati che identifica gli orsi tramite DNA, ed è necessario che le informazioni contenute in questa banca dati siano accessibili alle maggiori associazioni e ai portatori di interesse principali. Per arrivare quindi ad una politica di trasparenza che renda più facile il contatto e il dialogo con le istituzioni.
  5. SANTUARI. Nella situazione attuale i Santuari rappresentano la soluzione migliore e sono da noi ben accetti per la salvezza della vita degli orsi condannati, ma non possono costituire una soluzione permanente. Chiediamo invece che nel nostro Paese sia realizzato in tempi brevi un solo grande santuario sostitutivo del centro del Casteller, che, come registrò il rapporto dei Carabinieri Cites nel 2020 poi raccolto dalla sentenza del Consiglio di Stato, non può fornire sotto nessun aspetto la garanzia del benessere degli orsi.
  6. METODI DISSUASIVI. Che si tratti di squadra di cani anti-orso o di squadra di uomini specializzati, tali metodi sono efficaci soprattutto nell’immediatezza. Pertanto, gli interventi devono essere assolutamente tempestivi per permettere agli orsi di associare la dissuasione ad un comportamento ritenuto negativo dagli umani.
  7. PREVENZIONE E INFORMAZIONE. La prevenzione è fondamentale, il cardine su cui fondare la coesistenza tra popolazione ursina e popolazione umana e la sicurezza. Omissioni gravissime si sono succedute nel corso del tempo, con un sostanziale abbandono negli ultimi anni di ogni forma di prevenzione, informazione, formazione dei cittadini e dei turisti. Tutto ciò non è più rinunciabile. Siamo preoccupati e sbigottiti dalla mancanza di elementari misure, come quella del divieto di accesso alle zone in cui è noto da tempo il fenomeno della stanzialità delle femmine con i cuccioli, nonché di quelle che registrano una presenza elevata di esemplari.