La storia di Sophie

Questa è la storia di Sophie, una storia semplice ma importante, grandiosa nella sua “normalità”, per chi la vive, per chi adotta e per tutti noi volontari.
Sophie è stata trovata l’anno scorso, piccola e impaurita, timorosa delle persone. Per questo motivo è stata accolta n stallo a casa di una volontaria, per aiutarla a superare le sue paure in un ambiente domestico.
Qualcuno ha deciso di darle una possibilità.
Katia e Vincenzo sono diventati la sua famiglia. Con loro Sophie è rinata. Adesso è una gatta affettuosa, sempre presente, dolce regina incontrastata della casa… e del cuore dei loro padroni.
Grazie Katia e Vincenzo!
Speriamo sempre che tutti i nostri ospiti siano fortunati come Sophie.

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La guerriera Nausica… ora Emma

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Ciao, mi presento: io sono la piccola Nausica, ma ora mi chiamo Emma, infatti la mia mamma mi ha chiamata così perché dice che assomiglio tanto ad una gattina vecchietta che ha curato e, come lei, sono un po’ “storta” ma tutta tonda e tanto simpatica!
La mia difficile (eh sì, ahimè ) storia inizia ad ottobre quando, in un paese dell’Appenino Parmense, una ragazza mi trova davanti a casa sua, tutta sporca e con le zampine posteriori fratturate (non sapete che paura ho avuto!!!)…era sera… Il giorno dopo vengo visitata, ma essendo io molto piccina (avrò avuto forse nemmeno 2 mesi), il dottore dice che guarirò da sola e che se non ce la farò sarà perché deve andare così…insomma, essendo piccina non valeva la pena provare a curarmi …
io però non mi sono arresa e ogni giorno miglioravo. Ho anche trovato il calore e l’amore di una mamma gatta che mi ha accolta insieme ai suoi piccolini e mi coccolava …mangiavo tanto e per fortuna facevo anche i miei bisogni, per cui la mamma umana che mi ha trovato pensava che le fratture non fossero così gravi… giocavo anche con gli atri gattini come me, nonostante io avessi una zampa tutta storta e l’altra invece fuori uso… Una sera però la mamma umana mi mette in un trasportino tutta sola e mi accompagna da un’altra mamma umana, che mi accoglie in casa sua insieme alle sue micie… io volevo giocare ma loro mi soffiavano….non capisco perché! Mi dicono che sono bellissima ma queste di me non ne vogliono sapere… pazienza, io mangio e mi faccio coccolare da questi 2 umani che mi hanno accolto… Sento poi dire che questa mamma umana è una volontaria ENPA, io non so bene cosa voglia dire, ma mi fido di loro perché non fanno altro che darmi tantissime coccole. Il giorno dopo però altro giro nel trasportino e altro dottore che mi visita e mi tiene in osservazione perché dice che ho una bruttissima frattura del bacino e il mio intestino si sta occludendo di feci. Dicono che mi hanno presa appena in tempo ma io mi sento bene…come sono strani questi umani… Dopo neanche una settimana decidono di operarmi, dopo aver consultato un altro dottore, e così mi ricoverano per potermi assistere nel migliore dei modi. Passano i giorni e le settimane e per fortuna io sembro migliorare, anche se i miei parametri vitali sono stati alla soglia della sopravvivenza…sento dire che sono un miracolo e che ho tantissima forza, ma io non so cosa voglia dire, so solo che ho sempre fame!!!! Ogni giorno i dottori mi curano e mi coccolano e passa molto spesso la mia volontaria ENPA a salutarmi, coccolarmi e non capisco perché a volte si metta a piangere….sono proprio strani questi umani!
Alla fine sento che dicono che purtroppo sembrerò sempre una ranocchia, perché la frattura del bacino doveva essere operata subito, ma che l’importante è che io faccia i miei bisogni vista la quantità di cibo che mangio. L’altra zampina non la riesco ad usare, ma per ora non vogliono sottopormi ad altri interventi visto che devo crescere e prendere le forze.
Vi scrivo oggi che è Natale e sono finalmente a casa con la mia nuova famiglia: con la mia mamma Lorena, che dal primo momento che mi ha visto si è innamorata di me e mi ha voluto con sé.
Voglio ringraziare tutte le mamme umane che mi hanno aiutata e i dottori che si sono presi cura di me e mi hanno salvato (Barbara e Luca dell’ambulatorio Petitot a Parma) .
Grazie ad ENPA per aver sostenuto le spese insieme alla mia mamma Lorena della Martinella che mi ha voluta con sé.
Miao e una zampatina a tutti…
ps: ora sono a casa, gioco sempre e sono stra-coccolata….la mamma mi ha anche detto che avrò molti fratelli e sorelline pelosi!!!

La storia di Ciro

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Io sono Ciro. Non ricordo dove sono nato. Avevo tanti fratellini e una giovane coppia di umani mi ha preso con sé quando ero piccolissimo. Ho passato un’infanzia molto bella piena di giochi però gli umani hanno avuto tre cuccioli più vivaci di me che presto hanno iniziato a trattarmi come un giocattolo. Io ero sempre più spaventato, stavo nascosto, non volevo più mangiare e anche i cuccioli umani avevano paura di me. Non sapevo dove stare, così hanno provato ad affidarmi ad altre persone generose ma io non mi facevo toccare, non giocavo più, volevo solo stare tranquillo. Ero giovane, bello, con gli occhi azzurri e piacevo a tutti ma mi sentivo incompreso, ero diffidente e così nessuno mi voleva.
Poi ci siamo incontrati… Sentivo di potermi fidare della mia nuova amica umana e le ho fatto capire che volevo stare proprio con lei, anche se lei in principio pensava di poter fare a meno di me. Illusa.
Mi ha tenuto nella sua casa e ho avuto tutto lo spazio che mi serviva. Potevo nascondermi quando avevo paura e lei mi lasciava stare. Non ho mai più giocato né mi sono mai fidato degli estranei ma non era un problema. Ogni tanto si arrabbiava e io facevo finta di scappare ma tanto lo sapevo che non mi avrebbe tirato la coda. E poi quante coccole! Non le ho mai rifiutate. Sì, sono un gatto, ho la mia dignità, ma non mi sentivo trattato come un pupazzo perciò le ho sempre accettate.
Poi però sono diventato troppo vecchio e malato per stare ancora su questa terra e sono dovuto partire. Non capivo perché mi sentivo così strano, non capivo cosa mi stesse succedendo. Avevo ancora paura e non volevo stare solo! E non sono stato solo… Stavamo sempre insieme. Sono stati giorni speciali. Quante fusa le ho regalato ogni volta che faceva qualcosa per me! E anche lei faceva lo stesso con me. Adesso che so tutto e capisco ogni cosa ho imparato che quei suoni che sentivo si chiamano “parole sottovoce” e a me piacevano tanto perché mi rassicuravano, proprio come le fusa della mamma. Quando lei mi parlava così io mi arrotolavo e mi addormentavo sereno, quasi non sentivo il dolore.
E adesso che so tutto e capisco ogni cosa ho compreso anche il significato di quelle parole che mi ha ripetuto tante volte l’ultimo giorno che siamo stati insieme: “Saremo amici per sempre…!”

La storia di Nineteen

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Ciao a tutti!
Io sono Nineteen, ma gli amici mi chiamano polla!
Ho una grande passione per le macchine! Beh, non mi avevano spiegato che non è auspicabile prenderle in fronte.. La mia padroncina mi ha trovata nel bel mezzo di una strada trafficata, il 19 agosto, proprio poco prima di dover partire per Londra. Ero spennacchiata e ancora cucciolotta, divoravo bicchieri di nutribird e piselli, lenticchie! Sempre stata di buona forchetta. La mia “mamma umana” mi ha affidato ai suoi genitori. Mi han viziata, seppur consapevoli al suo ritorno avrebbero dovuto restituirmi la mia amata libertà. Ho imparato in fretta a mangiar da sola, finivo intere scodelle di semini! I miei nonni, abituati ai loro tre pappagalli decisamente meno mangioni, temevano esplodessi!
A proposito di pappagalli, mi han spiegato che se la passano alla grande e che li conoscerò meglio alla fine di una cosa che han chiamato “quarantena”…
Burocrazia umana! Io non ho fretta, mi stanno antipatici. Mangiano cibo che potrebbero invece dare a me come doppia razione! Già da allora piegavo spesso il capo, ma tutti credevano fosse un mio modo per accentuare le espressioni.
Poi ho iniziato a star sempre peggio… A mangiar meno, ma soprattutto a girare la testa al contrario: mi piaceva guardare il mondo a testa in giù. I nonni han chiesto a mamma nome di veterinario per esotici affinchè potessero portarmi a fare un controllino. Effettivamente mi preoccupo anche io quando ho poca fame, voglio dire… Non è da me! Sono stati molto gentili. Oh, mi sta simpatico sto veterinario! É tanto bravo, anche se mi ha fatto un po’ di esami che avrei preferito evitare! Ho dovuto prendere degli antibiotici, un antinfiammatorio e qualche cosa che mi motivasse a mangiare. Per la miseria, se facevano schifo!
Ma lo perdono, mi costringe per il mio bene.
Dopo poco è tornata la mia mammina: finalmente, mi mancava troppo. Vederla tramite computer non era divertente, se la beccavo non le facevo il solletico e non rideva! Mi ha controllata meglio e riportata dal mio amico veterinario. Tutti quei brutti esami son serviti: a quanto pare non si sa bene cos’ho, ma sicuro non ho una malattia dal nome buffo,la chiamavano morbo di Newcastle. Io mi fido ed esulto. Oh ero messa così male che per qualcosa dovevo pur gioire.
Ho proseguito con la terapia, ma non miglioravo. Addirittura ho avuto problemi respiratori,e più volte siam dovuti tornare dal mio amico con il camice, a Lecce. Mi han anche comperato un giocattolo strano che faceva tanto rumore e che chiamavano aerosol. Hanno gusti davvero strani se loro si diverton con sta roba. L’ho usato per soli due giorni comunque, perché nel frattempo son peggiorata. Veterinario mi ha preso con se e dichiarata in prognosi riservata. Avevo persino stasi del gozzo… Lo vinco il premio: picciona più sfortunata dell’anno?
Mamma era tanto spaventata. Mi è dispiaciuto farla stare così in pensiero. Non potevo mica deluderla e abbandonarla così, ha fatto tanto per me. Nel frattempo il solito amico dalla passione per i medicinali schifosi mi ha curata al meglio, e lottando mi son ripresa. Dopo due giorni ho finalmente rivisto la mia mamma: le è stato assegnato il compito di darmi la pappa con un sondino (scappate colleghi piccioni se lo sentite nominare! Mai odiato nulla più di questo in vita mia). Certo che mi vuole tanto bene eh, si vedeva non faceva piacere nemmeno a lei imbeccarmi così.
Ho superato un calo di peso grazie a loro, oggi ho ripreso persino a mangiare da sola! Mi resta il problema neurologico, l’han chiamata anche
sindrome vestibolare. Non posso volare e ho una concezione tutta mia delle distanze! Mi piace ancora guardare il mondo a testa in giù.
Veterinario mi ha anche detto non potrò più essere liberata (sempre pronto a darmi buone notizie lui eh. Amico, non ti metto nella lista nera solo perchè mi hai salvata! Sappilo!), non sarei in grado di sopravvivere in queste condizioni.. Mia mamma quindi, oltre ai tre pappagallini, ora ha libera per casa una picciona. Beh, oddio, io almeno non volo! Resto a giocare su un tappeto o su di lei! Mi ha anche costruito una pettorina, così ogni tanto potrò passeggiare con lei e il suo pappagallo con il ciuffo (non diteglielo, ma son sicura che nonostante la sua messa in piega, sarò io a far furore!).. E se proverò a volarle addosso, schiantandomi come al solito ad altezza pancia, sarò al sicuro con quella. Potrò vedere il sole e passeggiare nel prato, Non vedo
l’ora!
Sapete perchè ho chiesto alla mia mamma di riportarvi queste mie parole?
Perchè spero tanti di voi potranno comprendere che anche se noi piccioncini siamo davvero tanti, meritiamo come tutti una seconda chance. Meritiamo di essere amati, la vita è anche un nostro diritto.
E per quanto riguarda te, mammina mia… Sappi che ti voglio tanto bene e non dimenticherò mai tutto ciò, lotterò per te e per gli sforzi che abbiamo fatto insieme! E…E PER FORTUNA, TI HO INCONTRATA!

La storia di Marley

29 maggio 2013

Questa storia è per coloro che comprendono. Questa è la storia di Marley, che mi ha dato le parole e l’ispirazione. Lo ringrazio per questo, è ancor più per avermi cambiata, facendomi capire che all’amore non esiste limite.

Prologo

Marley1Noi mortali siamo creature dalle sembianze umane, mentre gli animali sono angeli sulla Terra con il compito di renderci migliori. Le differenze da noi create, di bellezza e bruttezza o di ricchezza e povertà, non servono realmente a distinguerci, perché ciò che ci pone su diversi livelli dipende dall’aver o meno ricevuto il dono di saper apprezzare la bellezza che c’è nel mondo. Gli angeli, sembianti animali, fanno questo dono agli eletti, uomini che capiscono di essere stati scelti quando li riconoscono e percepiscono di saper apprezzare la meraviglia “nascosta” nel mondo. Non esistono parole per descrivere il percorso, ma solo sensazioni ed emozioni, tanto che solo coloro che lo conoscono sanno di cosa si tratta, oppure se ne accorgono nel momento in cui guardano con occhi nuovi. E’ come svegliarsi all’improvviso e capire che qualcosa è cambiato. Da quel momento, riconosceranno in ogni animale un dono del cielo. Umanamente parlando, chi preferisce gli animali alle persone non lo fa perché con loro l’interazione è più “semplice”, anzi, forse più complessa e affascinante, ma solo perché essi sono migliori da vivere. A volte questi angeli sacrificano la loro esistenza per educarci, subiscono maltrattamenti, abbandono e cattiveria da parte dell’uomo, ma la loro missione non perde mai di significato perché tanti uomini la portano avanti. Come accade spesso sulla Terra, ogni creatura che a lungo ci vive tende ad assumere tratti tipicamente umani, e anche se Dio non guada di buon occhio l’amicizia fra uomo e angelo nei panni di animale, ci passa sopra perché a volte porta buoni risultati. I nemici da sconfiggere sono gli uomini immuni al dono, coloro che non solo non sono capaci di amare, ma nemmeno comprendono, e giudicano sbagliato il dolore causato dalla perdita di un angelo come amico. Leggi tutto “La storia di Marley”

Saluti dal Sud Africa

E’ il nostro amore per gli animali che ci ha spinte sino all’altro capo del mondo, e a settimane di ricerche sul web che ci hanno portato all’associazione Enkosini Eco Experience (http://www.enkosini.org/), che si occupa di progetti di lavoro per la conservazione della fauna selvatica in Sud Africa, con la quale abbiamo preso contatti per intraprendere un’attività di volontariato presso un loro centro.
La nostra avventura di volontarie è iniziata lo scorso 22 aprile con l’arrivo al Bambelela Wildlife Sanctuary, un centro di riabilitazione della fauna situato nella regione del Waterberg in Sud Africa. Nei primi giorni di lavoro il senso di disorientamento ha fatto da padrone: abbiamo infatti riscontrato alcune difficoltà nell’adattarci alle abitudini e ai ritmi del centro, ma grazie alla disponibilità e alla simpatia dello staff e dei volontari ci siamo presto sentite come a casa.
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Il centro (http://www.bambelela.org.za/), fondato nel 2003, si occupa soprattutto della riabilitazione e reintroduzione in natura delle Vervet Monkey, cercopitechi molto intelligenti che attualmente rientrano tra le specie minacciate di estinzione (sono infatti vittime del processo di urbanizzazione e dall’incessante traffico illegale della fauna selvatica). Insieme al team abbiamo lavorato senza sosta per giorni con l’intento di restituire ad animali sofferti, e recuperati in situazioni di disagio, una seconda possibilità di vita; i lavori da fare infatti sono tanti, svariati, e vanno dalla semplice pulizia e manutenzione delle gabbie alla cura e interazione con i soggetti più delicati e malati: la riabilitazione, attuata con grande pazienza, compassione e dedizione, ha come fine ultimo la reintroduzione in natura dell’animale. La terra rossa, il cielo terso, la semplicità delle persone e i suoi splendidi animali hanno comunque reso meno difficile il nostro lavoro, rendendo l’esperienza in Africa semplicemente unica. Anche se l’attenzione del centro è rivolta soprattutto ai cercopitechi abbiamo avuto la fortuna di interagire anche con zebre, kudu, giraffe, facoceri, babbuini, istrici, manguste e cuccioli di leone, giunti al Santuario in condizioni disperate, ma fortunatamente sopravvissuti. La convivenza con animali così diversi, rispetto a quelli presenti nel nostro territorio, ci ha regalato fortissime emozioni e ci ha permesso di apprendere tantissimo anche sul lavoro importante dei volontari che lottano quotidianamente per preservare questo immenso e spettacolare patrimonio che la natura ci ha regalato.

Penny

La storia di Penny è iniziata nel mio cuore il giorno che mia sorella, volontaria all’E.N.P.A. mi ha raccontato di avere un coniglietto nano, una femmina, da poco operata alla palpebra per un tumore. Purtroppo il veterinario aveva dovuto asportarle anche l’occhio, dato che senza palpebra non avrebbe più avuto la possibilità di chiuderlo.

La sua storia è iniziata nel mio cuore, quando mi ha raccontato che è stata abbandonata dal suo padrone presso il veterinario che l’ha operata, probabilmente pensava che non potesse più vincere il premio per il coniglio più bello d’Italia. Leggi tutto “Penny”

La Storia di Lily

lilyCiao a tutti,

sono Lily una pastorina tedesca, la prima della cucciolata, nata lo scorso 12/09/2012. Ho deciso di raccontare la mia storia per dare la possibilità a tutti gli altri animali, che come me purtroppo son affetti dalla patologia MEGAESOFAGO CONGENITO, di trascorrere una vita migliore! Questa sindrome si nota allo svezzamento, col megaesofago purtroppo c’è una defezione del nervo Vago, con paralisi dell’esofago con conseguente mancata apertura del cardias quindi, i cibi non arrivano allo stomaco con continuo rigurgito del cibo e mancata assimilazione. Leggi tutto “La Storia di Lily”